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An Introduction to
Requiem
for a Tree
LupMorthy è Luca Recchia, compositore contemporaneo e polistrumentista che vive a Milano.
Requiem for a tree è un album strumentale, 52 minuti di musica essenziale dove la microgestualità ritmica è l’elemento di continuità fra i brani, su uno sfondo comune fatto di elementi contrastanti, fra musica scritta, eseguita e momenti liberi di improvvisazione.
L’uso statico, non espressivo ed impersonale di alcuni strumenti, flauto e clarinetto in particolare, sono il mezzo musicale per interrogarsi sulla necessità di agire o meno, di fermare il tempo che scorre.
Dust, che apre l’album, c’è un bisogno che ha un’inevitabile ricaduta sulle scelte timbriche, Strings ripensa completamente l’uso del pianoforte, preparato e trasformato in qualcos’altro. Il risultato è un meticcio fra arpa e banjo, un timbro nuovo che non si piega alle volontà acustiche e simboliche di un accompagnamento romantico arpeggiato, ma che piuttosto invita alla regressione, richiamando l’attenzione dell’ascoltatore ad una gestualità infantile, massiva, non chiaramente definita e poco sicura.
In Stones usa mezzi musicali per dire che a volte le cose accadono indipendentemente dalla nostra volontà e dai nostri calcoli: è l’inversione matematica di Dust, non a caso è il brano che apre il lato B dell’LP. La sua estetica è opposta a Dust. Concettualmente il brano esiste perché esiste il suo contrario. Stones è il preambolo, l’antefatto di Trees, il brano più lungo, la sintesi formale dell’intero album, dove gli estremi si palesano e i ruoli si stravolgono: l’accompagnamento del basso, che canta, solare ed orecchiabile nelle sue linee fondamentali, diventa improvvisamente un “tema di lamento”, che passa agli archi che lo elaborano in lungo estenuante aggravarsi.
In questo passaggio è contenuta l’essenza dell’intero lavoro, la netta cesura e lo spostamento tematico creano quella linea immaginaria che è l’essenza del dualismo e suo prerequisito, che oppone la vita alla morte.
E’ una lunga dedica ad un’amico di infanzia, Federico, che ha lottato contro la malattia per interminabili lunghi anni combattendola fino alla Fine. Qui l’orchestra d’archi resiste fino a che ogni strumento, dall’estremo acuto al grave ha note sulla tastiera per essere suonate, o un filo di voce per parlare, dopo di che, a turno e in “silenzio”, se ne vanno.
Interviste:
Un incontro con la musica antico e istintivo con SoundWaves.
Noi tutti siamo ciò che abbiamo ascoltato con ConerMusicZine.
La ragione della non forma e la libertà di ognuno di noi con Loudd.
Il racconto di “Stones” di Simone Varano con IndieEye.
Podcast con Radio Rai 2 Battiti.